La fuga e la rinascita: storie di lavoro ed emancipazione
Immagini tratte da esperienze di integrazione socio-lavorativa nell’ambito dei sistemi di accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo SAI gestiti dal Comune di Venezia e Cooperativa Sociale Co.Ge.S. Don Lorenzo Milani
La mostra raccoglie ritratti di rifugiati sul luogo di lavoro. Nei loro sguardi traspaiono storie di riscatto, le cicatrici di lunghe sofferenze, la gioia, e l’orgoglio per avercela fatta.
“Sento profonda la nostalgia del mio Paese, ma ora la mia vita è qui. Nel nuovo Paese che mi ha accolto, che mi ha dato la possibilità di sognare ancora, di curare le mie ferite, e tornare ad essere indipendente. Il Paese che mi ha dato un lavoro. “
“Le mie giornate sono lunghe e difficili, ma ora hanno riscoperto un loro senso. Ho ritrovato sentimenti smarriti, e sensazioni che pensavo non avrei più provato. Sentirmi utile, imparare, mettere in pratica, riuscire finalmente a vedere una speranza, per un futuro che non pensavo di avere.”
“Torno a casa stanco, ma felice. Per essere stato capace di fare, per essere stato visto e riconosciuto in quanto persona, e non solo come rifugiato. Felice di essere parte di un mondo in cui è utile anche il mio contributo. Ecco cos’è per me il mio lavoro, una conquista, una rivincita, una speranza.”
Peace (23) nigeriana
“Mi piace lavorare a Cà Macana! In questo antico laboratorio artistico, il signor Mario Belloni mi ha insegnato tanto. Qui si producono delle maschere davvero raffinate. A Venezia la maschera è importante per il Carnevale ma nel mio Paese d’origine, la Nigeria, è un oggetto quotidiano, tipico, tradizionale. La maschera è al centro di riti sciamanici e di feste popolari legate alle stagioni, all'agricoltura, alla vita delle persone. Quindi la maschera mi appartiene dal punto di vista culturale e in questa bottega piena di odori e di colori mi sento bene”. ©Livio Senigalliesi
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Livio Senigalliesi (Milano 1956). La passione per la fotografia intesa come testimonianza e l’attenzione ai fatti storici di questi ultimi decenni l’hanno portato in molte zone di guerra e segue con grande impegno le vicende dei migranti nell'area del Mediterraneo e lungo la Rotta Balcanica. Per chi vuole approfondire si consiglia il sito web liviosenigalliesi.com.
Mario Belloni proprietario del laboratorio artistico Cà Macana – Venezia
"L'attività di questa bottega nasce già ai tempi in cui frequentavo l'università, quando producevo maschere di carnevale da vendere ai turisti. Ma la maschera ha una storia molto antica e poco conosciuta. Era un oggetto che ai tempi della Serenissima usavano i nobili per celare il loro volto. A quei tempi era in uso una maschera bianca. La chiamavano “Bauta”. Poi è diventata protagonista della commedia dell'arte e ai nostri giorni ha assunto un vero pregio al punto da essere considerata oggetto di design e di arredamento. Ho sempre svolto attività di volontariato e mi viene naturale accogliere richiedenti asilo nella mia bottega". ©Livio Senigalliesi
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Livio Senigalliesi (Milano 1956). La passione per la fotografia intesa come testimonianza e l’attenzione ai fatti storici di questi ultimi decenni l’hanno portato in molte zone di guerra e segue con grande impegno le vicende dei migranti nell'area del Mediterraneo e lungo la Rotta Balcanica. Per chi vuole approfondire si consiglia il sito web liviosenigalliesi.com.
Otammadu Vitalis Ebuka (21) nigeriano
Otammadu si occupa della verniciatura di materie plastiche presso la ditta Barina di Pianiga. Come tanti altri richiedenti asilo, ha attraversato tutte le fasi d'inserimento e apprendimento fino al periodo di tirocinio in fabbrica. Ora ha un lavoro stabile e può pensare con fiducia al suo futuro. ©Livio Senigalliesi
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Livio Senigalliesi (Milano 1956). La passione per la fotografia intesa come testimonianza e l’attenzione ai fatti storici di questi ultimi decenni l’hanno portato in molte zone di guerra e segue con grande impegno le vicende dei migranti nell'area del Mediterraneo e lungo la Rotta Balcanica. Per chi vuole approfondire si consiglia il sito web liviosenigalliesi.com.
Azienda Barina Roberto – Località Pianiga
Nel capannone della ditta Barina tutto funziona a puntino. Malgrado il ritmo delle lavorazioni, non c'è un filo di polvere. Qui le grandi marche automobilistiche e gli stilisti di grido fanno verniciare le loro componenti d'avanguardia. Si lavora al top. Laura, moglie del titolare, dirige le maestranze come un direttore d'orchestra, ma - al di là della produzione - c'è un sincero sentimento di solidarietà che fa di quegli operai provenienti da vari Paesi una vera squadra. Nella foto, Laura posa con Otammadu Vitalis Ebuka, nigeriano e Tirera Adama, arrivato dal Mali. ©Livio Senigalliesi
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Livio Senigalliesi (Milano 1956). La passione per la fotografia intesa come testimonianza e l’attenzione ai fatti storici di questi ultimi decenni l’hanno portato in molte zone di guerra e segue con grande impegno le vicende dei migranti nell'area del Mediterraneo e lungo la Rotta Balcanica. Per chi vuole approfondire si consiglia il sito web liviosenigalliesi.com.
Azienda Barina Roberto – Località Pianiga
Richard Kyere, rifugiato ghanese (36). Arrivato a Venezia nel 2018, si è adattato molto bene ed ha seguito con profitto il corso d'italiano e corsi di avviamento professionale. La Ditta Barina, dopo il tirocinio, l'ha assunto e la stabilità del lavoro gli ha permesso di trovare casa ed iniziare una nuova vita. ©Livio Senigalliesi
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Azienda Barina Roberto – Località Pianiga
Un rifugiato assistito dalla Onlus COGES – Don Milani impegnato nella verniciatura di componenti per automobili. ©Livio Senigalliesi
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Aziena agricola DonnaGnora di Noale di Federico Mantovan
Le Opere Riunite del Buon Pastore cercano imprenditori illuminati che possano dare lavoro a rifugiati alla ricerca di un positivo inserimento sociale. Una delle aziende più sensibili a questo richiamo è DonnaGnora di Federico Mantovan, prodotti da agricoltura biologica certificata. “L’unico modo per inserire i richiedenti asilo nella nostra società passa attraverso il lavoro. Abbiamo bisogno di loro, anche delle loro competenze. Buona parte dei rifugiati vengono da zone rurali. Sanno come lavorare la terra. Lavorare insieme fa crescere l’azienda e migliora la nostra società”. ©Livio Senigalliesi
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Federico Mantovan (36) titolare dell'azienda agricola DonnaGnora di Noale
“La solidarietà è uno dei valori in cui credo fermamente ed ho deciso di metterla in pratica. Al giorno d'oggi il razzismo e l'ignoranza la fanno da padroni perché non conosciamo gli altri. Così ho pensato di aprire le porte della mia azienda a delle persone che hanno bisogno di un tetto e di un lavoro. Io gli insegno a lavorare la terra ma al tempo stesso imparo tante cose dai rifugiati. Chissà quante ne hanno passate! Qui la produzione è biologica e la consegna dei nostri prodotti avviene in barca, nella maniera più naturale, in linea coi nostri principi”. Ogni mercoledì Federico carica i suoi ortaggi freschi sulla barca nei pressi di Piazzale Roma e percorre a remi i canali per effettuare le consegne. “Venezia ha bisogno di rispetto e di tornare ai ritmi di un tempo. Il silenzio con cui il remo fende l'acqua del canale mi sembra il gesto umano più emblematico con cui realizzare un futuro possibile”. ©Livio Senigalliesi
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Livio Senigalliesi (Milano 1956). La passione per la fotografia intesa come testimonianza e l’attenzione ai fatti storici di questi ultimi decenni l’hanno portato in molte zone di guerra e segue con grande impegno le vicende dei migranti nell'area del Mediterraneo e lungo la Rotta Balcanica. Per chi vuole approfondire si consiglia il sito web liviosenigalliesi.com.
Ristorante Majer – Isola della Giudecca / Venezia – Titolare Fabrizio De Nardis
Fabrizio De Nardis, classe 1962, è stato un imprenditore di successo. Nel 2006 ha deciso di cambiare vita e di rimettersi in gioco iniziando tutto da zero. Ha visto un forno nel centro di Venezia, lo ha acquistato e ci è andato a lavorare. “All'inizio avevo 3 dipendenti. Ora sono 70. Alla base di tutto c'è l'amore per il lavoro e il prodotto di qualità. E' una cosa che mi ha insegnato mio nonno: se vuoi produrre qualcosa, la devi sperimentare con le tue mani, in prima persona. Il pane è antico come il mondo, è essenziale per la nostra vita ma bisogna farlo bene. E se vuoi sviluppare un'attività di successo ti devi affidare a persone in gamba”.
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Ristorante Majer – Isola della Giudecca / Venezia
Mahmoud (21) è fuggito da Daraa, una cittadina della Siria. Si è stabilito con la famiglia in Libano, nella valle della Bekaa. Le condizioni erano terribili ma per fortuna è stato selezionato dalla Chiesa Valdese per un progetto che l'ha portato in Italia con un volo umanitario. Il metodo più giusto e sicuro per arrivare nel nostro Paese. Nessun trauma dovuto al viaggio in mare. Nessuna violenza da parte dei trafficanti. “Sono arrivato a Roma in aereo e mi hanno accolto come una persona. Dopo il corso di lingua italiana ho fatto presente la mia esperienza di cameriere. Al Centro BOA di Tessera mi hanno fatto frequentare un corso di aiuto cuoco e poi mi hanno preso con un contratto di apprendistato al ristorante Majer della Giudecca. Mi piace cucinare la carne e lavoro con passione. Nel tempo libero scatto fotografie e faccio sport”. Samad (25), nato a Peshawar nel nord del Pakistan. “Sono fuggito dalla guerra e dai talebani. Sette mesi di viaggio attraversando Iran, Turchia, Serbia, Ungheria e Austria. Poi ho preso un treno per Venezia. Quando sono arrivato alla Stazione di Mestre, non avevo niente da mangiare e dormivo in un parco pubblico a Marghera. Per caso ho incontrato Francesca, una volontaria che mi ha portato al Centro BOA di Tessera e la mia vita è cambiata. Ho iniziato a studiare italiano e fare tirocinio in una pizzeria. Poi mi hanno assunto al ristorante Majer della Giudecca e sono l'uomo più felice del mondo. Nel tempo libero amo giocare a cricket”. ©Livio Senigalliesi
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Livio Senigalliesi (Milano 1956). La passione per la fotografia intesa come testimonianza e l’attenzione ai fatti storici di questi ultimi decenni l’hanno portato in molte zone di guerra e segue con grande impegno le vicende dei migranti nell'area del Mediterraneo e lungo la Rotta Balcanica. Per chi vuole approfondire si consiglia il sito web liviosenigalliesi.com.
Mahmoud e Samad al lavoro nella cucina del Ristorante Majer a Venezia
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Livio Senigalliesi (Milano 1956). La passione per la fotografia intesa come testimonianza e l’attenzione ai fatti storici di questi ultimi decenni l’hanno portato in molte zone di guerra e segue con grande impegno le vicende dei migranti nell'area del Mediterraneo e lungo la Rotta Balcanica. Per chi vuole approfondire si consiglia il sito web liviosenigalliesi.com.
Issa Thiam e Abou Salam Gaye con la signora Fiorella, titolare del Ristorante “Villa O’Hara” di Torre di Mosto
Issa Thiam (23) viene dal Nord Kivu, una zona del Congo molto pericolosa, al centro di continui scontri armati.“Sono fuggito in Mali. Ho lavorato per due anni a Bamako e poi sono arrivato in Libia. Ho lavorato come muratore ma a causa della situazione sono scappato e mi sono imbarcato per l'Italia. Una motovedetta libica ci ha bloccato e ci ha riportato a terra. Siamo stati portati tutti in prigione dove ci hanno bastonato e torturato. Sono riuscito a scappare una seconda volta e in sole sette ore sono arrivato a Lampedusa. Da lì a Palermo e poi al BOA di Venezia. Sono stato fortunato. Mi hanno aiutato tanto e adesso ho un buon lavoro. Sono felice e sogno di sposare la mia fidanzata Fanta Drame che vive in Mali”. Abou Salam Gaye (27) viene dal Gambia. “Insegnavo arabo nella cittadina di Serrekunda, ma avevo problemi politici. Sono partito per il Senegal e poi ho raggiunto la Libia. Ma era troppo pericoloso. C'era la guerra e i gruppi armati ci volevano prendere per farci combattere o ci vendevano come schiavi. Sono fuggito di nuovo. Ho camminato per due giorni ed ho raggiunto il mare. Ero con un gruppo di 115 persone. Abbiamo pagato lo scafista 200 euro a testa e in cinque ore siamo arrivati a Lampedusa. Nel 2017 mi hanno mandato a Mira e poi qui al BOA di Venezia. Ho seguito un corso di cucina e poi mi hanno preso in prova a Villa O'Hara un ristorante principesco che si trova in campagna a Torre di Mosto. E' il posto più bello che abbia visto. Ringrazio la signora Fiorella per aver creduto in me e per avermi insegnato a vivere. Per me è come una mamma!”. ©Livio Senigalliesi
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Livio Senigalliesi (Milano 1956). La passione per la fotografia intesa come testimonianza e l’attenzione ai fatti storici di questi ultimi decenni l’hanno portato in molte zone di guerra e segue con grande impegno le vicende dei migranti nell'area del Mediterraneo e lungo la Rotta Balcanica. Per chi vuole approfondire si consiglia il sito web liviosenigalliesi.com.
Ristorante “Molo 5” Marghera / Venezia
John Baptist Obilil (39) ugandese con lo Chef Andrea del Ristorante “Molo 5” di Marghera. John Baptist, arrivato al Centro BOA di Venezia nel 2014, racconta. “Sognavo di diventare un fisico nucleare ma qui in Italia è troppo difficile e costoso studiare. Così ho iniziato un corso di cucina ed ho scoperto che mi piace. COGES mi ha trovato lavoro presso il ristorante “Molo 5” di Marghera e qui mi trovo bene. Il lavoro è tutto. Indipendenza e dignità. Nel tempo libero continuo a leggere i miei libri di fisica perché un giorno voglio finire il mio Master”. ©Livio Senigalliesi
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Caffè letterario di Cosetta Scarpa – Lido di Venezia
Happy Ekuase (24) nigeriana, lavora nel laboratorio di pasticceria del Caffè Letterario del Lido di Venezia. E' felice, lavora con piacere ed è ben inserita nella produzione. Si è molto affezionata a Cosetta Scarpa, la titolare del negozio.
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Cooperativa “Il cerchio” – Santa Maria del mare – Isola di Pellestrina / Venezia
Cynthia (21) viene dalla Nigeria. E’ ospite delle Opere Riunite del Buon Pastore di Venezia. Dopo il consueto programma di studio della lingua italiana è iniziato il periodo di apprendistato in ambito lavorativo. Ora presta servizio presso la mensa dove ogni giorno mangiano gli operai impegnati nella costruzione del Mose a Pellestrina. “Non voglio parlare del mio passato. È troppo triste. Qui mi trovo bene e sono felice. La signora Vittoria, responsabile della cucina della mensa, mi ha insegnato tanto. Ho iniziato con le cose più semplici ed ora sono aiuto-cuoco. Vittoria ha avuto tanta pazienza ed è davvero gentile. L'umanità è la cosa più importante e non posso desiderare altro”. ©Livio Senigalliesi
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Scuola avviamento professionale – Mestre / Venezia
Giovani afghani fotografati durante una lezione presso la scuola edile. Dopo l’arrivo al porto di Venezia, imbarcati clandestinamente e nascosti a bordo di camion, vennero identificati dalle autorità di Polizia e portati al centro accoglienza di Forte Rossarol. Dal loro arrivo sono stati accuditi, curati e studiano la lingua italiana. Il loro programma d'inserimento sociale passa dalla formazione professionale. E' l'ultimo atto prima di entrare nel mondo del lavoro. ©Livio Senigalliesi
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Scuola di formazione professionale edile – Mestre / Venezia
Zaidulah, profugo afghano ospite della comunità di accoglienza Don Milani di Tessera, è impegnato in una lezione pratica presso la scuola di formazione professionale edile. ©Livio Senigalliesi
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Mestre / Venezia
Dopo un corso di specializzazione, un’ospite della Onlus Coges di Tessera è stato assunto da un’officina metalmeccanica. ©Livio Senigalliesi
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Scuola avviamento professionale – Mestre / Venezia
Due giovani rifugiati, ospiti della comunità Don Milani, seguono un corso di formazione per meccanici per automobili. ©Livio Senigalliesi
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Le serre di Forte Rossarol – Tessera (Venezia)
Progetto di inserimento socio-lavorativo e di inclusione sociale. Nella fotografia, un richiedente asilo lavora nelle serre. Le verdure, coltivate con criteri biologici, vengono distribuite nei mercati locali al fine di mantenere qualità e freschezza dei prodotti. ©Livio Senigalliesi
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